venerdì 6 novembre 2015

Odissea - Libro IX, vv. 344-360;


[...] Allora io trassi avanti, e, in man tenendo
D'edra una coppa: "Te' Ciclope", io dissi:
"Poiché cibasti umana carne, vino
Bevi ora [...]!
 La coppa ei tolse, e bevve, ed un supremo
Del soave licor prese diletto,
E un'altra volta men chiedea: "Straniero,
Darmene ancor ti piaccia[...]
Ma questo è ambrosia e nèttare celeste".
Un'altra volta io gli stendea la coppa.
Tre volte io la gli stesi; ed ei ne vide
Nella stoltezza sua tre volte il fondo. [...].






In questi versi si può osservare l'ammirabile astuzia di Odisseo nello sfruttare l'ingordigia del colosso a proprio vantaggio. Il ciclope, oltre ad essere un selvaggio cannibale, è entusiasta del vino che gli viene offerto e ne chiede ancora, tanto che l'eroe deve riempirgli la coppa tre volte. In sostanza: un classico esempio di golosone nato, che non riesce a dire di no alle voglie.

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